Tutto ebbe inizio con la forgiatura delle lenti fisse: 24, 35, 50, 85, 105, 135mm.
Ma, di nascosto, nella terra di Saitama, dove il sole è levante, fu forgiato un unico zoom il Tamron 35-150mm F/2-2.8 Di III VXD.
“..Uno Zoom per domarli, Uno Zoom per trovarli,
Uno Zoom per ghermirli e nel buio incatenarli…”
Più o meno questo è quello che viene in mente tenendo in mano lo zoom Tamron. Uno zoom unico nel suo genere, con un range di focali perfetto per il 99% della fotografia generale e con un’apertura tale da rendere possibile realmente compararlo con i fissi.
E’ un momento di fermento per la fotografia. Gli outsider, Tamron, Sigma, ecc, hanno capito che per competere con le grandi case bisogna fare qualcosa che non c’è, qualcosa di diverso e estremo.
Ho potuto apprezzare la fantastica qualità dei Sigma 35 f/1.2 e Sigma 105 f/1.4 per esempio. Ottiche che non esistono come proprietarie. Ottiche in cui Sigma ha mostrato cosa è realmente capace di fare.
Mentre Sigma propone fissi, tamron si concentra sugli zoom ed esce con range nuovi e intriganti.
Tra tutti, per chi come me fa anche il matrimonialista, è il 35-150 che attira un’attenzione “morbosa”.
Avere in uno zoom un corredo completo, dal ritratto ambientato all’isolamento del soggetto, il tutto con delle aperture tali da renderlo veramente adatto ad ogni situazione.
Ovviamente il range richiede parecchie lenti, uno schema complesso e questo vuol dire che si, è un “tutto in uno” ma è “ingombrante”.
Bene, anche su questo Tamron mi ha stupito.
E’ grosso, ma grosso semplicemente come il 35 1.2 sigma con cui in pratica condivide pure il peso intorno ai 1100grammi.
1 Kg. Può sembrare tanto ma… Portarsi dietro 35,50,85,135, per coprire lo stesso range, pesa e ingombra molto di più.
Il range di focali garantito permette di fare oggettivamente di tutto.
Ho avuto modo di usare quest’ottica nelle ultime due settimane, prevalentemente per occasioni familiari e lavorative e posso dire che portasela dietro non è poi così faticoso o snervante.
Dalla foto prodotto al ritratto, avere a disposizione l’escursione dello zoom è sempre molto pratico.
L’ottima minima distanza di messa a fuoco (per altro costante su tutto lo zoom) e il range di focale veramente generoso, gli ottimi risultati già a tutta apertura, lo sfocato gradevole (non fantastico) e leggermente “swirlato” me l’hanno fatto apprezzare.
I 35mm possono sembrare pochi ma, se non bastano, si possono sempre fare dei panorami, ormai “stitchabili” in qualsiasi software di conversione RAW.
Come da foto qui sopra, il controluce non è il suo forte e mostra un po’ di aberrazioni sul fondo bianco ma il contrasto e i dettagli sono mantenuti bene sul resto dell’immagine anche a tutta apertura.
In un’attimo poi, senza cambiare fisso, boom da 35 a 135 e non ci si perde nulla.
Nonostante la resa cali leggermente, non si sente il bisogno di chiudere per aumentare nitidezza a 150 mm, potendo portare a casa scatti a f/2 o 2.8 anche in condizioni di scarsa luce.
Si portano a casa al primo colpo scatti anche a 150mm a 1/15s, qui sotto su A7IV.
Quindi buttiamo via i fissi e andiamo sugli zoom. No. Non direi.
La differenza però non è poi così marcata in buona luce.
Ho chiamato Kevin per verificarlo e gli ho chiesto di fare da soggetto in una location trafficata di oggetti.
Il Confronto:
La mia cucina.
Quindi, focale per focale ho potuto confrontarlo col Sigma 35 f/1.2, col Sony 50 1.2 e con il Sigma 105 f/1.4.
Nel primo confronto la differenza è marcata nel tempo di scatto e nella morbidezza delle sfocato. Il sigma a f/1.2, risulta pià inciso del Tamron a f/2… ma il Sigma è una bestia di lente che da sola pesa come lo zoom, è quello che mi aspettavo.
Quindi contro il Sony 50 f/1.2 GM. Povero Tamron, il confronto più difficile forse.
Nulla, qui come sfocato la differenza non è abissale forse nella quantità ma lo è nella qualità. Per quanto riguarda l’incisione poi non c’è storia.
Passiamo al 105 va. Contro il 50 1.2 GM non c’è nulla che tenga.
Ok, sullo sfocato proprio non c’è storia. Con il 105 1.4 va tutto in burro, un grassissimo e morbidissimo burro alle erbe.
Sull’incisione invece, la differenza è a favore del Tamron! (ne vince almeno una… ma mi resta il dubbio di un leggero micromosso nella foto del 105… l’ho visto ben più inciso di solito)
Ah già, ma poi il Tamron non si ferma a 105, non si ferma a 135, va a 150mm.
E lo fa anche da vicino…
Conclusioni:
Le conclusioni sono presto fatte.
E’ un’ottima lente che se la batte in condizioni di buona luce con i fissi risultando versatile, pratica e non troppo ingmbrante.
1:1 non ha la resa dei fissi e non copre il range di “fattibilità” che solo i fissi garantiscono in ambito fotografico.
Perde un po’ a 135 mm dove comincia a vedersi dell’astigmatismo verso i bordi, poi evidente a 150mm.
Per un range di reportage è probabilmente troppo vistoso ma permette di cogliere dal particolare alla scena completa senza cambiare lente anche in condizioni di luce difficile.
Per un reportage di cerimonia è esattamente tutto quello che serve. Lo lascerò perennemente montato sulla A7IV mentre sulla A7RIV si alterneranno i fissi per sfruttare al meglio iso e risoluzione.
E’ un’ottica che nonostante qualche difetto mi sento comunque di consigliare.
Non pensate però di sostituire per qualità i fissi. Li sostituirete in versatilità ma siamo ben lontani in termini di qualità.
Per finire… i dovuti ringraziamenti a www.astarita.net per aver procurato il tutto ed essere sempre il punto di riferimento per chi ama la fotografia in ogni sua forma.